Cultura 19 Mag 2018 18:46

CAMPO IMPERATORE “PICCOLO TIBET” D’ABRUZZO, CON FILM “MILAREPA” DELLA CAVANI NASCEVA MITO

CAMPO IMPERATORE “PICCOLO TIBET” D’ABRUZZO, CON FILM “MILAREPA” DELLA CAVANI NASCEVA MITO

L’AQUILA – Nel 1973 la regista Liliana Cavani realizzava un ambizioso film intriso di grande forza mistica, Milarepa, nel quale si raccontavano i travagli religiosi dello Yogi Milarepa, un monaco tibetano vissuto nel X secolo e considerato tra i padri del buddismo e in particolare della cosiddetta scuola Kagyu.

Grazie al racconto del giovane protagonista moderno il film, sceneggiato dalla autrice carpigiana insieme ad Italo Moscati, ripercorreva la vita dell’asceta attraverso tre momenti: l’esperienza del giovane Milarepa con la magia nera, il potere di dare la morte con la magia bianca che però lo arricchisce di saggezza e infine il momento della trasfigurazione, che lo trasforma definitivamente in Budda.

Consigliata vivamente dal grande etnologo e scrittore Fosco Maraini, la regista decise di realizzare molte delle sequenze ambientate in oriente sul Gran Sasso d’Italia, a Campo Imperatore, e anche da questa scelta deriva la definizione di “Piccolo Tibet” con la quale sono ormai internazionalmente noti questi meravigliosi paesaggi, che in effetti, soprattutto in alcuni momenti della giornata, al tramonto, ricordano davvero le desolate lande tibetane.

Anche altri luoghi abruzzesi furono utilizzati come location, soprattutto nella zona di Sulmona, tra Corfinio, Raiano, i monti intorno a Pereto e alcuni scorci della Maiella, mentre invece per gli esterni della casa del professor Bennet fu utilizata una residenza torinese, a Piazza Maria Teresa.

Assai particolare nel film si rivelò poi la scelta registica di usare gli stessi attori, Paolo Bonacelli, Marcella Michelangeli e il giovane ungherse Lajos Balaszovits, sia per i ruoli “occidentali” che per quelli storici.

L’amico Daniele Nannuzzi, valente direttore della fotografia in film come Io e il Duce, Il giovane Toscanini, Santa Sangre e all’epoca operatore alla macchina del film, mi ha recentemente raccontato che sul set di Milarepa, sul Gran Sasso, l’atmosfera fu sempre molto allegra grazie soprattutto alla presenza di numerose comparse cinesi, che però parlavano esclusivamente in romanesco perché provenivano dai quartieri popolari della capitale. Nella vita questi ragazzi erano quasi tutti cuochi e in molti ricordano ancora i gustosi banchetti da loro preparati, anche se a volte con materie prime non proprio “convenzionali”.

Il film, al quale collaborarono per le scenografie i tecnici del Teatro stabile dell’Aquila, fu montato dal grande Kim Arcalli e rappresentò l’Italia al Festival di Cannes del ’74. Ebbe alterne fortune commerciali, ma fu però amato da Pier Paolo Pasolini che lo celebrò in una entusiastica recensione, tra le più positive tra quelle scritte dal grande poeta e regista.

“Lo studente Leo, giovane tibetologo, rimane coinvolto in un grave incidente automobilistico insieme al professor Bennet e alla di lui moglie: mentre aspettano i soccorsi il giovane inizia a raccontare alla coppia quanto ha appena finito di tradurre, relativo alla vita del monaco tibetano Milarepa, uno dei principali maestri del buddismo, vissuto tra il X e il XI secolo… A un certo punto le vicende del giovane e dello Yogi sembrano coincidere, e l’ambientazione diventa quella dell’antico Tibet, con il giovane Milarepa alla ricerca di un maestro che gli insegni come poter rinunciare al mondo esteriore per valorizzare definitivamente quello interiore”.

Regia: Liliana Cavani
Soggetto: da un testo tibetano del XII secolo e dal libro “Tibet’s great Yogi Milarepa”
Sceneggiatura: Italo Moscati, Liliana Cavani
Fotografia: Armando Nannuzzi
Montaggio: Franco “Kim” Arcalli
Scenografie: Jean Marie Simon
Musiche: Daniele Paris
Produzione: Lotar per Raitv 108 min. Colore
Interpreti: Layos Balazsovits, Paolo Bonacelli, George Wang, Marisa Fabbri, Marcella Michelangeli.

*critico cinematografico

L’uscita del mio volume Il cinema forte e gentile, dedicato ai film girati nella nostro stupendo Abruzzo, credo possa costituire anche uno stimolo per porre la giusta attenzione verso opere non sempre note che fanno parte di diritto della storia del nostro territorio e che spesso ne hanno fatto conoscere ovunque le bellezze e le tradizioni!

Sfogliando insieme le pagine della pubblicazione, realizzata con la preziosa collaborazione della casa editrice Arkhè, mi soffermerò con i lettori di Virtù Quotidiane sui momenti a mio parere più interessanti, raccontandovi aneddoti e tanti particolari sui luoghi scelti per quei film: mettiamoci quindi in marcia, alla scoperta, come è tradizione delle pagine che ci ospitano, del bello nascosto e dei piccoli segreti anche cinematografici di questa nostra terra meravigliosa…


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