CARTIER BRESSON, QUELLA FOTO DEL 1951 CHE PROFETIZZAVA L’AQUILA DI OGGI

L’AQUILA – A volte il caso o il destino possono metterci lo zampino, oppure semplicemente fare in modo che qualcosa ti cada sotto gli occhi al momento giusto, aiutandoti a vederlo con uno sguardo diverso.
Giorni fa stavo risistemando le diapositive relative ai grandi maestri della fotografia, quelle che di solito uso nelle mie lezioni, e in particolar modo la serie delle belle e celebri immagini che il grande Henri Cartier Bresson realizzò in Abruzzo nei primi anni ‘50, e che hanno reso celebre il paese di Scanno nel mondo: tra queste la mia attenzione è caduta su una immagine meno nota e diversa dalle altre, per stile e contenuto.
Si tratta di una delle rarissime opere del maestro francese in cui la presenza umana non è il soggetto dello scatto, trattandosi di una quasi deserta veduta all’alba della scalinata di San Bernardino, a L’Aquila, e risale quasi sicuramente al primo viaggio che l’autore compì nella nostra regione, quindi al 1951.
Dopo pochi attimi mi sono reso conto di come quella severa immagine d’epoca avesse un fascino particolare, e di come in realtà profetizzasse una condizione che purtroppo si è verificata molti anni dopo: priva degli abituali soggetti dell’autore in primo piano questa fotografia è infatti una rappresentazione della solitudine austera di una città ricca, bella, elegante ma deserta.
Una vera e propria radiografia. E allora il paragone con l’attuale città, ricca di palazzi restaurati ma inesorabilmente priva di vita, è inevitabile, e un secondo sguardo più approfondito alla foto non può che ulteriormente confermare la mia teoria: vive in lei un’atmosfera al limite del tetro, quasi mai presente nelle opere del maestro, che spesso anzi sono ironiche, giocose, dinamiche.
Persino le nuvole basse, tipiche di tante mattinate aquilane, qui finiscono con il ricordare quelle incessanti polveri che da anni ormai minano l’aria della nostra città.
Al di là dei significati, pur sorprendenti, che oggi lo scatto può evocare, è innegabile che Cartier Bresson seppe cogliere l’essenza dell’Aquila di allora, e in un solo scatto: una città ricca, chiusa, austera e borghese.
Nella foto del grande Bresson, e purtroppo soprattutto oggi, a quella stupenda scalinata mancano ad esempio i bambini, e i loro genitori che li inseguono preoccupati, le loro grida, i loro pianti… manca la vita.
Le due figure umane nella foto sono piccolissime, sembrano quasi scomparire nell’insieme dell’immagine, soggiogate dall’ingombrante austerità di una città che sembra autorappresentarsi recitando un copione già scritto, piuttosto che lasciarsi vivere, correre, attraversare, anche sporcare se necessario. Proprio come oggi.
*critico cinematografico
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