STORIA, FEDE E LEGGENDA NELL’ANTICO RITO DELL’ACQUA BENEDETTA DI SAN GERMANO AL MONASTERO DI SAN BASILIO ALL’AQUILA
L’AQUILA – Sinonimo di vita, l’acqua è l’elemento naturale per eccellenza riconosciuto come tale da culture e religioni di ogni tempo e luogo. E proprio all’acqua e alle sue proprietà “salvifiche” è dedicato uno dei riti più antichi che intorno ad essa si celebrano a L’Aquila.
Si tratta della festa di San Germano e del rito della benedizione dell’acqua santa che si rinnovano il 26 aprile di ogni anno nel Monastero di clausura della suore celestine di San Basilio, le ultime al mondo dell’Ordine monastico dedicato a Celestino V, a due passi dalla Fontana Luminosa, nel capoluogo abruzzese.
E come ogni anno, ieri pomeriggio alle ore 18, mentre sull’orto del convento batteva la pioggia, il rito della benedizione dell’acqua è stato di nuovo compiuto. Alla fine della cerimonia i presenti hanno potuto portare con sé un piccolo contenitore con l’acqua appena benedetta.
Come spesso accade, storia, fede e leggenda si mescolano riconsegnando all’acqua di San Germano capacità terapeutiche, soprattutto per i malanni legati alla gola.
Purtroppo ancora oggi, a distanza di dieci anni, il Monastero è chiuso, oggetto di importanti lavori di ricostruzione e restauro, tanto che le suore stesse vivono ancora all’interno di un container. Il rito, infatti, è stato celebrato nei locali che diversi anni fa ospitavano la legatoria del Convento e in una sala adiacente, dove per l’occasione le suore hanno allestito un piccolo buffet, è ancora possibile vedere i macchinari e le scaffalature in cui venivano restaurati e rilegati libri, manuali, testi enciclopedici, collane, tesi di laurea.
Lunga è la storia del Convento di San Basilio, il più antico insediamento religioso di L’Aquila in quanto già nel 496 esisteva un monastero femminile, intitolato a San Basilio, probabilmente fondato da Sant’Equizio in località “Villa di Acquili”, destinato a diventare poi uno dei primi nuclei della futura città.
Facente capo al Quarto di Santa Maria Paganica, nell’antico archivio del Monastero sono state ritrovate pergamene e manoscritti, in cui sono documentate tappe fondamentali della vita di L’Aquila. Di questi fanno parte i brevi papali e le lettere apostoliche per la concessione e conferma dell’indulgenza per quei fedeli che avessero visitato il sepolcro di San Germano, nella chiesa del monastero di San Basilio, durante il periodo della Perdonanza Celestiniana.
Molto poco, invece, si conosce della vita di San Germano, “un laico”, come ha spiegato don Oreste Stincone durante la messa in onore del santo. Di lui si sa che fu un eremita e che era il portinaio del Monastero. Germano dispensava l’acqua che proveniva da una fonte sorgiva che veniva raccolta in un pozzo.
“Questo pozzo esiste ancora oggi”, ha raccontato suor Margherita, madre badessa del Convento di San Basilio, “si trova dietro l’Università”, che è sorta dopo il sisma proprio vicino al Monastero. Un ritratto di San Germano è custodito all’interno del Monastero, insieme all’acqua santa e a gran parte delle ossa del Santo.
La storia del rito si perde nella notte dei tempi tanto che non si sa con esattezza neppure quando il rituale della benedizione dell’acqua abbia avuto inizio. Certo è che l’antichissima celebrazione non si è mai fermata, nemmeno nell’immediato post-sisma, contribuendo a tramandare e rinnovare un qualcosa che prescinde dalla fede, le nostre radici. Luisa Di Fabio
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