Itinerari 07 Lug 2021 20:28

CAPORCIANO E BOMINACO, COSA VISITARE OLTRE GLI STUPENDI, E NOTI, COMPLESSI ECCLESIASTICI

CAPORCIANO E BOMINACO, COSA VISITARE OLTRE GLI STUPENDI, E NOTI, COMPLESSI ECCLESIASTICI

CAPORCIANO – Il turismo nei piccoli paesi troppo spesso vive di cliché, etichette che s’attaccano sul territorio e non lo lasciano conoscere – respirare – nella sua interezza. Così Bominaco e Caporciano si sono trasformati nei paesi delle chiese attorno alla cosiddetta “Cappella Sistina d’Abruzzo”. Ma tanto, tantissimo c’è da scoprire in un territorio che ha accolto e ha animato le fasi principali della storia abruzzese.

Così tralasciamo eremi, torri, castelli e un pizzico di curiosità che fanno di questi due borghi non una meta “mordi e fuggi” ma una destinazione turistica in piena regola, dove poter spendere più giorni di viaggio se, il vero obiettivo, è vivere a fondo il territorio.

Ovunque ci si trovi, il castello di Bominaco ti osserva, silenzioso, imponente. Domina gli abitati, l’Altopiano di Navelli. Comunica a vista con tutte le altre fortificazioni della zona, inclusa Rocca Calascio.

La sua storia è collegata a quella dell’antico complesso monastico di Momenaco. Sorto nel XII secolo e distrutto da Braccio da Montone nel 1424, l’impianto che si è conservato fino a noi è quello voluto dal feudatario dell’epoca, Cipriano di Iacobuccio da Forfona che lo ricostruì col consenso di Papa Martino V.

Tra le mura difensive intervallate da torri rompitratta, sorgeva una cittadella con abitazioni, botteghe. La torre cilindrica, ultimo baluardo, si innalza per tre piani di eguale altezza. Incute soggezione e tenerezza, colpisce per forza, commuove per resistenza.

La torre di Caporciano, oggi imponente campanile della chiesa di S. Benedetto Abate, era con ogni probabilità il fulcro di un altro borgo fortificato, il cui toponimo appare nelle cronache alla fine del XII secolo. Sorge sul punto più alto del paese e, attorno a essa, si sono conservati e poi inglobati nel nuovo impianto abitativo i resti dell’antico borgo, torri minori divenute case, due portali d’accesso e altri dettagli architettonici oggi presenti all’interno di alcune abitazioni.

La torre è a base quadrangolare irregolare, orientata secondo i punti cardinali, e misura un’altezza massima di 19 metri. Le mura sono solide, spesse dai 2 metri e mezzo ai 4 e conservano, nella cortina, ancora le tipiche aperture per l’avvistamento. Sebbene i restauri l’abbiano in parte trasformata, la sua imponenza resta immutata, facendola apparire, più che un campanile, un braccio difensivo per le chiese sottostanti.

Appena discosto da Bominaco, quasi riservato, sta l’eremo di San Michele, una grotta rupestre, uno scrigno di bellezza nella pietra. Al suo interno, illuminato dalla luce naturale di un foro, sorge un altare dorato finemente decorato che presenta un’iscrizione del 1884: D.O.M. ad honorem S. Michaelis Arcangeli populu erexit aram; mentre, al suo fianco, c’è una colonnina che reca sulla lastra un’altra epigrafe ancor più antica. A testimonianza, poi, dell’eterna lotta tra l’Arcangelo e Lucifero, nella roccia esterna all’eremo sono impresse diverse impronte di piedi, segni tramandati nei racconti popolari, è ovvio.

Un’altra leggenda vuole invece che qui abbia vissuto San Tussio, eremita di Bagno, frazione dell’Aquila, il cui nome sarebbe poi stato ripreso dal vicino paese omonimo, oggi frazione di Prata d’Ansidonia. All’esterno sono visibili i resti di un antico insediamento, piccole cellette in cui si dice abbiamo dimorato gli anacoreti che hanno custodito il santuario.

Nello snodo tra il Regio Tratturo L’Aquila-Foggia e quello Centurelle-Montesecco, nei pressi di Chieuti (FG), sorge la chiesa di Santa Maria de’ Centurelli, strategica stazione di partenza delle millenarie transumanze che hanno attraversato l’Italia.

La chiesa, riedificata sulla più antica S. Maria in Coronula, risale al XVI secolo, come testimoniato anche dall’iscrizione sul portale del 1558. Unica nel suo genere architettonico rispetto a tutte gli altri edifici religiosi del territorio, Centurelli ha una facciata molto semplice, in stile rinascimentale. La pianta è a croce latina, con un’unica navata e ai lati due cappelle a formare i bracci del transetto.

L’interno è austero e regale. Non incute soggezione, tutt’altro, dona sicurezza, accoglienza, come se fosse stata creata per essere più casa – di pastori e pellegrini – che chiesa.

E poi il territorio naturale circostante, che offre escursioni affascinanti e adatte a tutti che portano, per esempio, verso San Pio di Fontecchio, la chiesa di Sant’Erasmo e il Monte Offermo o verso Tussio e il borgo fortificato di Castelcamponeschi, da un lato, e che raggiungono gli altri paesi dell’Altopiano di Navelli seguendo la traccia del mitico Regio Tratturo, dall’altro.

Senza considerare, infine, i centri storici di Bominaco e Caporciano, i cui nomi dei vicoli più piccoli e celati portano il nome e il soprannome della persona che un tempo ci viveva. Una piccola chicca che rende ancor più preziosi questi fantastici paesi tra i più caratteristi dell’intero Abruzzo.

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