IL FOLIAGE, TUTTO CIÒ CHE C’È DA SAPERE SUL TERMINE CHE “INFIAMMA” L’AUTUNNO

L’AQUILA – Dal “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” al “Si sta come d’autunno nelle foto le foglie”, e speriamo non ce ne vorranno gli appassionati di letteratura se, per introdurre un tema che sempre più prende piede nella nostra quotidianità (e sui social network), scomodiamo addirittura Giuseppe Ungaretti. È il foliage, parola che, contaminata dal turismo e dalle proposte escursionistiche, ha assunto il significato del mutamento autunnale in cui il colore delle foglie sfuma verso il rosso, il giallo e l’arancione.
Ma qual è l’origine del termine? Qual è il suo reale significato? È corretto l’uso che ne facciamo? Ecco una breve ricognizione in cui cercheremo insieme di farci un’idea più approfondita su un termine che, senza ombra di dubbio, suscita un fascino decisamente ammaliante.
Foliage, a differenza di quel che si crede, è una parola inglese in uso dal XII secolo che sta a significare il generico “fogliame”, dunque le foglie di una pianta, e ha solo derivazione dal francese feuillage. Inoltre, unicamente negli Stati Uniti e in Canada il termine indica anche l’autunno e le foglie degli alberi che assumono i colori autunnali, utilizzando però un’ulteriore specificazione “fall foliage” o “autumn foliage”.
La pronuncia corretta, quindi, dovrebbe essere anziché l’adattamento italiano decisamente più diffuso
che scambia foliage per un prestito dalla lingua francese.
In italiano, poi, la definizione del termine che sta iniziando a entrare nei principali dizionari è, in sostanza, quella di derivazione turistica potremmo dire, ossia “fenomeno autunnale che consiste nel progressivo trascolorare delle foglie degli alberi prima della loro caduta”, commettendo così, sia nell’uso comune che nella pronuncia, un duplice errore.
Davanti a queste inequivocabili inesattezze c’è persino chi ritiene che si tratti di un anglicismo superfluo, poiché non andrebbe a colmare alcun vuoto semantico o lessicale ma disvelerebbe, invece, un uso fantasioso o, peggio, delle scarse conoscenze linguistiche.
Sta di fatto, tuttavia, che l’uso del termine foliage è ormai entrato nel nostro vocabolario, nei post e nei relativi hashtag, con un proliferare di fotografie di boschi come se questo fenomeno naturale non accadesse da sempre e come se, alle scuole elementari, non avessimo tutti incollato su fogli di carta le coloratissime foglie raccolte in giardino, in una sorta di riscoperta della natura che ha, questa sì, un fascino sorprendente.
Qualunque sia l’idea che avevate o che vi farete dopo la lettura dell’articolo, la parola foliage, così come la marea di anglicismi che quotidianamente contaminano la nostra lingua, avrà un destino legato, appunto, all’uso colloquiale o commerciale che continuerà a farsene, imponendosi o scomparendo con buona pace di coloro che, da un lato, non vedono nel “fogliame” alcunché di inferiore al termine inglese e, dall’altro, non vi scorgono di contro la benché minima fantasia attrattiva.
Ciò che conta, in fondo, è la capacità di restare estasiati davanti a questa incredibile, e ogni anno ripetibile, esplosione di colori.
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