GIANLUCA BUCCI, DA AVVOCATO A CONTADINO PER AMORE

PESCARA – Innamorato. Della moglie, “il regalo più grande che mi ha fatto la vita”. Dei figli ai quali dedica ogni istante. E della natura che ha scelto coraggiosamente 10 anni fa, stravolgendo il suo percorso.
Gianluca Bucci è un moderno coltivatore che ha creato, in un appezzamento da 4000 metri di proprietà di famiglia, un frutteto, un orto sinergico e un orto biologico. Lo ha fatto a Pescara su una collina ad appena un chilometro e mezzo dal centro città, con una vista sul mare che al primo colpo d’occhio spazza via tutti i crucci della quotidianità frenetica.
Bucci dieci anni fa era un avvocato. Lo è stato per sette anni, cambiando ben sette studi legali. “Un giorno l’avvocato per il quale lavoravo mi ha assegnato una causa. Se l’avessi portata avanti la persona coinvolta avrebbe perso la casa, la famiglia. Tutto. Ho rifiutato e mi sono licenziato”, racconta a Virtù Quotidiane.
Abbandonati giacca e cravatta, Bucci inizia prima un’esperienza nella ristorazione, gestendo, insieme a un socio, la Vecchia Pescara, poi Ai Bastioni e poi ancora Il Diavolo e l’Acqua Santa.
“Mi sono trovato a fare un bilancio della mia vita. Ho messo sul piatto tutto quello che contava – confessa -. Al primo posto la mia famiglia: mia moglie Erika. Insieme siamo una ciambella perfetta, di quelle che escono con il buco. I miei figli, Emanuele di 13 anni e Andrea di 10. Volevo stare con loro e crescerli. E così ho cominciato a strutturare la mia giornata in loro funzione. E poi la terra. Quando la lavoro scatta qualcosa”.
Bucci decide di trasformare quel suo hobby in un vero lavoro. “Mio padre era costruttore e acquistò questo terreno quaranta anni fa. Sopra realizzò delle ville e sotto, dopo averlo fatto analizzare, doveva scegliere se piantare delle querce da tartufo o delle ciliegie. Era originario di Giuliano Teatino (Chieti), il paese per eccellenza delle ciliegie e così non esitò nemmeno un istante. Sono cresciuto in una famiglia benestante e ho passato una vita a cercare uno stimolo. Avevo tutto, e coltivare mi ha dato quello stimolo che mi mancava”.
Sul suo terreno oggi ci sono ancora una quarantina di quegli alberi di ciliegio piantati 40 anni fa dal papà di Gianluca, a cui l’ex avvocato ha aggiunto nel tempo pesche, susine, albicocche, mele, pere.
Bucci, amante dello yoga e della corsa, non si ferma e così ha creato in una porzione un orto sinergico, in un’altra biologico, in un’altra ancora ha messo su un piccolo pollaio con 4 papere e 10 galline e in un pezzetto ha costruito un campetto sportivo. “Avere un orto innestato in un frutteto – spiega il 46enne – è un’arma a doppio taglio. L’orto per natura non vuole ombra, mentre il frutteto con i suoi grandi alberi la crea”. Da Bucci non esistono prodotti chimici, tutto è naturale al 100 per cento. “Non sono una moda – chiarisce -. Seguo un unico concetto: il mangiare naturale e per farlo assecondo il principio della stagionalità. Questo è ciò che voglio insegnare alle persone”.
In pochissimo tempo, il passaparola porta da Bucci una clientela fissa, fatta di avvocati, medici, giudici, informatori scientifici, professionisti che, su prenotazione, staccano per un attimo la spina e vanno ad acquistare frutta e verdura, appena colta. “A livello fisico è tutto molto stancante – riconosce – però prima tornavo a casa con il portafoglio pieno, la testa pesante e il cuore vuoto. Oggi sono felice e sorrido”.
Il vero sogno di questo avvocato contadino è di trasformare il suo terreno “in un posto per la comunità”. Un sogno che fino a oggi si è scontrato con la burocrazia. Il terreno, infatti, di fronte all’antica cava di Pescara, dove dopo i bombardamenti della seconda Guerra Mondiale vennero sistemate le macerie, in principio era classificato spazio verde a uso privato per poi negli anni essere trasformato in spazio verde a uso pubblico. Questo impedisce a Bucci di creare, per ora, il suo progetto. “Vorrei che fosse uno spazio da vivere 12 ore al giorno per tutte le età: ad esempio i bambini come orto didattico, oppure gli anziani. Mi piacerebbe arrivare la mattina qui e trovare alle 6 il forno caldo. Gruppi di appassionati che magari fanno yoga nel verde, oppure famiglie che all’ora di pranzo fanno un pasto all’aperto. Un’area a disposizione della collettività”.
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