GLI SCATTI AL CIBO DI PIERGIULIO FIORE, VASTESE NELL’OLIMPO DELLA FOTOGRAFIA ITALIANA
di Giorgia Roca

CHIETI – Per poter mandare un messaggio visivo più chiaro possibile, si punta all’essenziale attraverso un percorso, applicando un’idea che definisca il design di un determinato set fotografico e chiedendosi quanto sia indispensabile ogni elemento presente. Questo il concetto che è alla base dalla fotografia di still life di Piergiulio Fiore, 46enne originario di Vasto (Chieti).
Fotografie pubblicitarie dedicate a prodotti in commercio scattate con il suo stile minimalista, che attinge alla filosofia del less is more per catturare luci e ombre e imprimerle su un sensore elettronico, sostituendo quasi del tutto la vecchia pellicola.
La correlazione esistente tra le mente e il corpo è ravvisabile anche nella fotografia, gli stati d’animo personali, infatti, risuonano nelle tecniche sperimentate e studiate approfonditamente seguendo un ritmo apparentemente cadenzato. Pertanto, in questo momento, è l’ombra ad essere rilevata dal suo sguardo in modo particolare, quella proiettata dai soggetti sul set e quella capace di comunicare la parte emozionale, venendo immortalata.
“Il mio lavoro è caratterizzato da fasi di studio profondo di aspetti differenti, che vincolano molto l’espressione del momento”, spiega il fotografo professionista, “ci sono delle condizioni che vengono imposte dal prodotto finale e, al contempo, un’impronta stilistica che rimane e va definendosi meglio”.
Formato all’Istituto superiore di fotografia (Isfci) di Roma, nel 2002 ha approcciato casualmente al genere still life, grazie ad un altro fotografo vastese con il quale è nata una collaborazione professionale, successivamente ha lavorato per alcune agenzie di comunicazione e, dal 2015, è titolare del suo studio professionale.
Numerosi scatti di Fiore riguardano il food e, nel caso in cui il committente fosse un’agenzia di comunicazione, sarebbe l’art director a dare direttive sulla brand identity (ossia il modo in cui l’azienda si presenta ai consumatori attraverso elementi identificativi); diversamente, se con un’azienda vi fosse rapporto diretto, lo stesso fotografo saprebbe ascoltare le esigenze comunicative del cliente, per arrivare a conquistare l’utente finale.
La food photography – divenuta ormai contenuto strategico per le aziende di settore – cura l’impiattamento o la composizione dei prodotti, scegliendo le atmosfere e luci più adatte, ma servendosi anche di prodotti chimici ed effetti speciali, il cui uso espressamente indicato è finalizzato esclusivamente a ricreare o minimizzare certe condizioni. Se si volessero valorizzare le caratteristiche biologiche e naturali di un alimento, ad esempio, si attingerà al concetto di semplicità e alla luce solare per rievocarne la genuinità. Il confezionamento di un servizio fotografico, solitamente, prevede un paio di settimane di tempo tra la fase iniziale di studio, l’approvazione e la realizzazione del lavoro.
Recentemente, Tau Visual, l’associazione nazionale fotografi professionisti alla quale Fiore è iscritto, lo ha chiamato per formare un team di fotografi italiani e partecipare al concorso “Scattiamo per l’Italia”, una selezione di 24 immagini che rappresentano al meglio la nazione nell’anno 2023, oltre che essere un vero trampolino di lancio per la decima edizione della World photographic cup, i cui vincitori sono stati premiati a Singapore.
Alla competizione italiana ha raggiunto il sesto posto in classifica: “Sono iniziative per fare rete, aldilà dei risultati, ed è stato molto interessante parteciparvi”, dice.
Infine, ha in programma un progetto ambizioso di traduzione del cibo in estetica fotografica con uno chef aquilano, che sta per avviare un percorso individuale.
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