L’AQUILA – Se a L’Aquila dici Canguro, dici pizza. La catena di pizzette al taglio è stata infatti la pioniera in città dell’offerta di gusti e sapori innovativi e originali, oltre le tradizionali pomodoro e mozzarella, oppure bianca con le patate, che imperversavano sui banchi delle storiche pizzerie del centro storico.
Era l’anno 1994 quando un gruppo di cinque soci decise di avviare l’attività nei locali di via Beato Cesidio, un successo che da subito ha conquistato l’attenzione e soprattutto la gola di tanti clienti.
In molti ricorderanno le file chilometriche di persone e auto parcheggiate alla “rotonda” quando si rese necessario installare il famoso numeretto per regolare il nutrito viavai al bancone. Richiestissime le pizzette con la provola e i pomodorini, quella bianca con le olive, al tartufo, con i gamberetti e la salsa rosa, la ripiena prosciutto, maionese e rucola, solo per citarne alcune. Una affermazione che ben presto ha portato all’apertura di altri punti vendita.
Tra i soci fondatori, Ernesto Beomonte Zobel che successivamente ha ceduto la sua quota al fratello Michele, attualmente titolare e pizzaiolo dei locali di via Strinella e Sassa Scalo, insieme ad altri due soci, che tuttavia svolgono un lavoro diverso.
La società gestiva anche la pizzeria Canguro di Piazza Duomo che il terremoto ha purtroppo reso inagibile. Gli altri due soci, dei cinque iniziali, gestiscono altri punti vendita con lo stesso marchio.
La società iniziale si è infatti divisa nel 2008, con la scelta tuttavia di mantenere, per ambo le parti, lo stesso marchio con lo scopo di non “danneggiare” nessuno, anche se “la nostra pizza la riconosci dall’impasto e dalle materie prime utilizzate” spiega Michele, che ad oggi gestisce otto dipendenti.
“Siamo stati i primi ad introdurre la lievitazione lunga che oggi va tanto di moda. I clienti abituali e affezionati riconoscono il nostro impasto, la qualità delle farine e delle materie prime che ci ha sempre contraddistinti”, aggiunge a Virtù Quotidiane, “le pizze sono quelle di sempre, insieme a nuove nate come quella con scarola e capperi oppure salsiccia e friarielli. Stiamo sperimentando impasti integrali, farine con la canapa, anche se – ammette – il lavoro è sceso”.
“Nell’immediato dopo sisma abbiamo riavviato la pizzeria di via Strinella lavorando tantissimo. La clientela è in continuo cambiamento, a pranzo serviamo lavoratori della ricostruzione, famiglie, persone di passaggio, gli studenti però sono sempre meno e molti appartamenti della zona sono ancora vuoti, diversi negozi poi hanno chiuso i battenti”.
“Inoltre – rileva il pizzaiolo – in città c’è la tendenza ad aprire attività ristorative, anche senza alcuna esperienza nel settore, l’unico che regge, della ristorazione. Un fenomeno che rischia di saturare il mercato”.
Michele afferma di essere favorevole alla chiusura domenicale dei centri commerciali, “che hanno fagocitato buona parte del mercato artigianale, soprattutto a L’Aquila, dove tra l’altro i costi di gestione sono ancora molto alti”.
Va meglio a Sassa Scalo, dove però si “soffre la nuova viabilità, che di fatto, con la chiusura del passaggio a livello, rende più difficile la vita dei clienti che ci raggiungevano da Pagliare”.