Personaggi 15 Mar 2019 19:38

LUCA VACCA E LA MOVIDA DEGLI ANNI D’ORO PRIMA DEL TERREMOTO, “UNA VITA VISSUTA DI NOTTE”

LUCA VACCA E LA MOVIDA DEGLI ANNI D’ORO PRIMA DEL TERREMOTO, “UNA VITA VISSUTA DI NOTTE”

L’AQUILA – Tutti gli aquilani che sono stati adolescenti e giovani negli anni ’90 e 2000 lo hanno conosciuto e lo ricordano. Un viso difficile da dimenticare quello di Luca Vacca, storico buttafuori e “gigante buono” della movida aquilana di prima del terremoto, quella che non andava mai a dormire e che affollava via Sassa e piazza San Biagio fino al mattino.

Vacca, che da un paio di anni ha smesso di fare l’addetto alla sicurezza, oggi lavora per la Federazione Italiana Rugby (Fir) e collabora con un istituto di vigilanza cittadino.

I suoi occhi raccontano oltre 20 anni di movida, “quella dell’Aquila bella, della città che tutti aspettiamo che torni”, afferma a Virtù Quotidiane. Un gigante buono appassionato di moto e rugbista da sempre, quando a sei anni partiva a piedi da Valle Pretara, il suo quartiere, per andarsi ad allenare ad Acquasanta.

“Il rugby mi ha dato tutto, mi ha insegnato la vita e il rispetto che poi ho sempre messo nel mio lavoro di buttafuori – racconta – . Vengo da un quartiere difficile, quello di Valle Pretara. Vivevo con mia madre che è rimasta vedova molto presto e con mio fratello. Il 90 per cento dei miei coetanei in quel quartiere è finito male. Io devo molto al rugby: mi ha salvato e mi ha reso l’uomo che sono”.

Vacca ha aperto la sua agenzia, la Twin security agency nel 1994 e ha fatto servizio di sicurezza in quasi tutti i locali e gli eventi clou aquilani, dallo Studio 81 al Mythos, dal Cica Cica Boom al Magoo, dalla Caffetteria al Coloniale, passando per il Cavour e il Silvestro’s e anche in locali fuori regione.

“Ho chiuso l’agenzia subito dopo il terremoto e ho smesso di fare il buttafuori due anni fa. I tempi sono cambiati, è difficile fare questo mestiere oggi, o semplicemente a 52 anni sono troppo vecchio per questi giovani – afferma sorridendo – . Ho iniziato a fare il buttafuori a 18 anni negli anni d’oro del Mythos, quando era gestito da Antonello GasbarriMarco Di Sabbato e Berardino Del Tosto. Ricordo che Gasbarri mi chiese di lavorare con loro perché avevano bisogno di un uomo che provvedesse alla sicurezza e che sapesse mediare con la gente. Ero molto scettico all’inizio, poi accettai e vissi allora gli anni più belli, i migliori della nostra città. Subito dopo tutti locali iniziarono a fare musica e questo penalizzò molto le discoteche”.

“Quelli erano gli anni dei locali lungo via Sassa e in piazza San Biagio – ricorda – . Con la mia agenzia studiammo un metodo che era una sorta di ronda notturna. Ero riuscito a mettere d’accordo alcuni locali che dal giovedì alla domenica, anziché avere una persona fissa, usufruivano del nostro servizio di ronda dividendo le spese”.

Con la sua agenzia Vacca ha gestito la sicurezza anche dei tanti concerti dei big della musica italiana che scelsero L’Aquila come tappa dei loro tour.

“Mi sono reso conto che era un’opportunità lavorativa non indifferente e sono riuscito a crearmi una bella struttura facendo anche i concerti. Ricordo perfettamente quello di Vasco Rossi: c’erano 6 mila persone dentro al Fattori e 25 mila fuori. Un delirio di gente – aggiunge – . Un periodo bellissimo quello in cui Mauro Zaffiri organizzava i concerti. Ha fatto davvero belle cose. L’Aquila era viva e piena di persone. Tutti i cantanti che sono passati per la nostra città hanno poi avuto successo. Penso ad Alex Britti che pochi mesi dopo il concerto fatto qui vinse in Festival di Sanremo. Tanti big della musica sono passati di qua come Pino Daniele, Lucio Dalla e Gianni Morandi, Antonello Venditti, Francesco De Gregori”.

Un lavoro difficile, quello del buttafuori, ma che gli ha dato tanto. “Ancora oggi incontro persone che mi abbracciano, uomini che un tempo erano ragazzini che magari mi ringraziano per avergli insegnato qualcosa di buono dopo una sonora sbronza – racconta – . Parlavo molto con le persone. Per fare questo mestiere non serve avere il fisico, serve empatia, la capacità di capire le persone e soprattutto il rispetto. Quando uscivo di casa dicevo sempre a mia madre e poi a mia moglie che avevo paura di tutti. Quando incontri una persona che ha alzato il gomito non sai mai chi hai davanti, grande o piccolo che sia. Io avevo paura, questo sì, ma avevo anche tanto rispetto per chi mi trovavo di fronte”.

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