Cronaca 13 Mar 2020 18:35

CORONAVIRUS: IL MIGLIOR CONSIGLIO PER FARE UNA CAMMINATA È RESTARE A CASA

CORONAVIRUS: IL MIGLIOR CONSIGLIO PER FARE UNA CAMMINATA È RESTARE A CASA

L’AQUILA – Più che di castelli, eremi, borghi abbandonati o camminate di media montagna con la solita rubrica, avrei voluto dare dei consigli pratici su dove andare a passeggiare, a prendere una boccata d’aria, nella zona dell’Aquila, in questi giorni di forzata quarantena causa diffusione Sars-CoV-2, il cosiddetto coronavirus.

Avrei certamente fatto alcune necessarie premesse.

Di questo genere. Primo: va ricordato che è consigliabile stare in casa e uscire il meno possibile. Secondo: come ben spiega questo articolo della Gazzetta dello Sport, nessuno dei decreti di questi giorni proibisce di fare attività fisica “esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della distanza interpersonale di un metro”, bensì suggeriscono vivamente di evitarla. Terzo: il mio articolo non vuole in alcun modo incentivare l’attività all’aria aperta, ma suggerire posti meno frequentati intorno alla nostra città così da evitare pericolosi assembramenti nelle zone dove siamo soliti andare a passeggio, come Madonna Fore, il Castello Cinquecentesco, il prato di Collemaggio e il Parco del Sole.

Avrei detto poi che anzitutto dobbiamo riconoscere di essere molto fortunati, il territorio dell’Aquila, a eccezione del centro storico, ha uno spazio verde o addirittura aperta campagna vicini a molti dei suoi quartieri, a tutte le sue periferie e a tutti i paesi che rientrano o meno nel suo comune.

Avrei continuato suggerendo che in fondo basta ingegnarsi un pochino e una soluzione per sgranchire le gambe o prendere qualche minuto di sole lo si può trovare facilmente. Il prato dietro casa è preferibile al parco giochi, la stradina sterrata è preferibile alla strada asfaltata, un sentiero conosciuto, breve e che sapete essere poco frequentato è preferibile a uno che avete percorso poche volte o, peggio, che non conoscete affatto.

Mi sarei raccomando invitandovi comunque a rimanere nei pressi della vostra abitazione, a non fare passeggiate eccessivamente lunghe, a stare fuori poco tempo, lo stretto necessario, a uscire da soli o massimo in coppia e soprattutto a mantenere la distanza di sicurezza minima di un metro.

Vi avrei informato, infine, come mi è stato riferito dai miei genitori che hanno portato a passeggio il cane, che per le stradine di campagna, per le vie interpoderali, come anche sui sentieri di montagna sono attivi gli uomini del Corpo forestale dello Stato per eseguire i necessari controlli; e dunque di mettere in conto un probabile fermo.

Poi però ho interrotto la scrittura. Sono andato a preparare la cena. Ho visto il tg e una delle trasmissioni di approfondimento che in questi giorni cavalcando l’onda tentano di portarci a contatto con quanto sta avvenendo fuori dalle nostre case, in altre regioni, dentro gli ospedali del Nord, nei letti delle persone che stanno soffrendo.

Persone che patiscono un dolore che pare lontano, narcotizzato, fatto, per noi che guardiamo, di terrore più che di reale, comprensibile malessere fisico.

E mi sono reso conto che la mia testa era ferma, che i miei pensieri si erano fermati a un paio di giorni fa, a prima che tutto il nostro mondo si fermasse sul serio.

Stavo anch’io in qualche modo eludendo la realtà, in qualche modo illudendomi che appena fuori dalle nostre mura domestiche non ci fosse quel microscopico demone invisibile che invece sta falcidiando, sta mettendo in ginocchio quasi metà del nostro Paese; come fosse ancora lontano, come fosse una cosa che ancora non mi riguarda, come fossi io ancora immune da quel male.

No. Sarebbe stato imperdonabile mettermi anch’io a giocare al ribasso, come quelli che dopo appena due giorni già mostrano sui social curve discendenti di contagio, mettermi anch’io a cercare di trovare una via di fuga, una scappatoia per non ammettere semplicemente che, come voi, come tutti voi, sento il fiato del mostro sul collo, e avverto un’atavica paura che non riesco razionalizzare. No, mi dico adesso, non posso permettermi di fare lo stesso inconscio, forse incosciente, errore. Non potrei perdonarmelo.

Il sole, il vento, la neve, la terra, i prati, la campagna, le colline e i monti, la nostra immensa ricchezza che forse solo in occasioni catastrofiche riusciamo davvero ad apprezzare, davvero ad amare, sarà per fortuna ancora lì anche domani, tra qualche giorno, tra un paio di settimane.

Non c’è che da aspettare, poco in fondo. Ora c’è da svolgere un compito, c’è da assolvere a un dovere, un dovere civico, etico, morale, religioso se volete: il dovere di difendere il prossimo. E lo possiamo svolgere in un unico modo, semplice per altro, rimanendo a casa. Rimanendo a casa il più possibile, tutto il tempo necessario.

Restiamo a casa, affinché non soltanto noi oggi, ma tutti possano godere della meraviglia della natura domani. Mi fido di voi.


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