L’AQUILA – Per riscoprire l’antico mondo rurale dei pastori e dei contadini abruzzesi attraverso i tholos, o pajare, piccoli ricoveri in pietra costruiti con un ingegnoso sistema a secco, non è detto che si debba affrontare un’escursione sulla Majella o sul Gran Sasso, basta recarsi a San Vittorino, prima periferia a ovest dell’Aquila.
Da qualche anno, infatti, l’associazione culturale San Vittorino sta lavorando alla riapertura e manutenzione di una serie di percorsi trekking che collegano il loro territorio a quello di Arischia, di Cansatessa, di Pettino fino a Madonna Fore.
La camminata proposta (percorribile anche in mountain bike) è denominata, appunto, “Via dei tholos”: da San Vittorino arriva alla chiesetta rurale della Madonna della Piaia, ad Arischia, e torna al punto di partenza, compiendo un anello, attraverso il sentiero che porta alla croce del Monte Caliglio; poco più di 9 km di percorso dalla durata complessiva di un paio d’ore.
Dall’Aquila s’imbocca il primo bivio di San Vittorino e si supera il centro abitato percorrendo via delle Chiuse. Non appena la strada diventa sterrata si parcheggia, cercando di non ostruire il passaggio, e si svolta alla prima viuzza sulla destra, dove alcuni cartelli di legno dipinti in giallo segnalano l’accesso.
Dopo un centinaio di metri s’incontra una piccola bacheca fatta a mano che segnala la diramazione di alcuni percorsi, con le distanze e i tempi relativi. Si prosegue poco più avanti per alcuni metri e si svolta a sinistra, dove un altro cartello segnala l’inizio della Via dei tholos.
Il sentiero è ampio, molto semplice e facilmente distinguibile anche quando non si avvistano le piccole frecce gialle via via piazzate a indicare la direzione. In una ventina di minuti si raggiunge un ampio campo che culmina con un muro a secco, qui s’incontra il primo tholos, nascosto appena dagli alberi e perfettamente conservato.
È una meraviglia che sorprende. Riprendendo il sentiero si comincia a salire, il declivio è dolce, mai impegnativo. In pochi minuti si raggiungono le altre strutture, spesso indicate da cartelli, qualcuna più nascosta, qualcuna vicina al sentiero.
È impressionante notare come questi tholos si siano conservati, nonostante a tenere insieme le pietre non vi sia alcuna malta, nessun legante, ma solo la tecnica e la pazienza dei pastori di un tempo.
Il percorso, sempre segnalato, giunge in poco più di mezz’ora alla chiesetta rurale della Madonna della Piaia, un piccolo gioiello, ristrutturato di recente e purtroppo già vandalizzato, da cui si possono imboccare altri sentieri, verso Arischia, Cansatessa o Madonna Fore.
La nostra camminata prende la direzione della Croce del Monte Caliglio. Da qui si prosegue su una carrareccia, tutto intorno però il territorio è caratterizzato da casolari ormai ruderi e da muraglioni a secco che un tempo delimitavano le proprietà.
È qui, infatti, che fino a cinquanta, cento anni fa, si tenevano i pascoli e le colture, a 700-800 metri e più d’altura.
In 30-40 minuti si conquista anche la Croce, una struttura in legno poggiata su un cumulo di sassi che ricorda proprio la forma dei tholos.
La vista è eccezionale. Da un lato si scorge L’Aquila, Pettino, Coppito, di fronte Sassa e le frazioni di Preturo, dall’altro Pizzoli, Barete, fino a Cagnano Amiterno.
Due brevi sentieri ci riportano alla piccola bacheca: la “direttissima” e la “panoramica”; si consiglia il secondo, appena più lungo ma decisamente più comodo in discesa.
La Via dei tholos, insomma, non è solo una valida alternativa ai noti percorsi di trekking urbano vicini alla città, ma una vera passeggiata di piena soddisfazione, abbastanza lunga e variegata nel panorama che può offrire. Soprattutto, però, è un tuffo nel nostro passato, nelle radici di ciò che era la comunità rurale aquilana fino a poche decine d’anni fa, oggi appena celato dalla vegetazione rinascente. Alessandro Chiappanuvoli
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